Il Tacito alla XXV Maratona di Roma

Pubblicato il: 17/09/2024

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Anche quest’anno il Liceo Cornelio Tacito ha partecipato alla stracittadina di 5 km svoltasi in occasione della XXV Maratona di Roma. Il gruppo ha resistito malgrado le condizioni metereologiche non proprio favorevoli, premiati all’arrivo anche da un pallido sole. Circa diciottomila gli iscritti totali è sempre una grande soddisfazione esserci. 

Ringrazio tutti gli studenti che sono intervenuti, la collega prof.ssa Gabriella Boniforti per aver partecipato, il prof. Arduino Maiuri che ha brillantemente corso la 42 km e lo studente Cesare Lo Magno per aver redatto il bellissimo articolo che potete leggere qui sotto.

Un invito a tutti a partecipare domenica 19 maggio alla Race for the Cure, ultimo appuntamento domenicale per quest’anno. Ci si potrà iscrivere all’interno del nostro Istituto entro il 10 maggio.

Per informazioni rivolgersi alle docenti di Scienze motorie.

Prof.ssa Laura R. Battilocchi

 

 

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Tacito saluta (anche quest’anno) i suoi studenti

Quasi un anno è passato, e l’inverno resiste, annidato com’è fra queste rovine del Palatino e acquartierato proprio dove noi spiriti, chissà perché, amiamo restare. Di giorno scivola con l’ombra sotto ai sassi, nella terra, ma di notte si risveglia e si libra nell’aria di Roma, inconsapevole della primavera ormai arrivata, come un sogno. Nessun sole riesce a sciogliere i nostri miseri reumatismi. Eppure, io mi ostino a perseguitare questi luoghi coi miei passi gravi e accigliati, memori della Roma e dell’Italia che furono (e che, a dire il vero, guardavo accigliato anche ai tempi miei); e non faccio che tormentare la Via Sacra, e il Campidoglio, e le rive del Tevere, il Fiume della Sposa ormai vedovo, e il Circo Massimo, che dell’inverno è giaciglio eletto: per Ercole, che umidità feroce! E tanta ne hanno bevuta le mie ossa, ma mai come ieri mattina, 7 aprile 2019. Ed era davvero così penetrante, che avevo persino rinunciato alla mia quotidiana peregrinazione, dissolto e sconfitto nell’animo e nelle giunture. Ma la mia inerzia, che riposava comoda in me, fu d’un tratto riscossa da un gran vociare, da passi, da un’orda di cittadini usciti di casa in una giornata tanto nera, pensai, al solo scopo di rendere più nera la mia: mi spiaceva si dessero tanta pena per me, e non sapevo se esserne onorato o se mandarli tutti all’inferno. La mia risposta fu urbanamente soddisfacente per ambo le parti: restarmene sdraiato e voltarmi dall’altra parte. E così stavo per fare, quando, con mia sorpresa profonda, quei premurosi scocciatori si lanciarono tutti assieme in una corsa furiosa, a decine, a centinaia, a migliaia… tanto valeva che corressi anch’io con quei dementi: meglio un’ora di follia che un tedio eterno, senza requie! Balzai in piedi e mi slanciai con loro in quella che poi, sorridendo come uno scemo, seppi essere la “XXV Acea Maratona Internazionale di Roma” (in moderna italica lingua). Vidi madri, padri, giovani, bambini, soldati, cani e tutta quella gente di ogni risma, stampo, colore e forma che ogni giorno intesse l’Urbe del suo brulichio, vivere assieme la parola e il nome di “cittadini”, e calcare su quest’antica terra falcate orgogliose e piene di tutta la domestica baldanza che può avere un popolo vecchio di 2952 anni… e dovevo starne fuori proprio io, che sono un fantasma dei più illustri? Ho anche sbirciato nel marasma qualche volto familiare, che saluterò con affetto in fondo a questa lettera. I cinque chilometri sono passati in un sorso, e così l’uggia della mattina, stracciata dall’azzurro del cielo; un sole tiepido si stende adesso sui sassi, sui muschi, sui laterizi, sulla ghiaia del Circo, e l’umidità ritardataria è ricacciata nei suoi anditi, e forse liberata dal giorno ormai giunto e spalancato sulle nostre teste sudate. Non erano le rovine a gravare sui miei occhi stanchi, ma era la mia stanchezza che opprimeva quelle povere vestigia del tempo, stanche di me, e di cui io, sciocco babbione, non gustavo la dolce tristezza. Con passi diversi passerò loro accanto, come carezzando la senile guancia di una persona cara. Valete

Ecce familiares mei quos vidi:

4B: D’Agostino Anastasia, Lo Magno Cesare, Mengoni Claudia, Patriarca Claudia; 3B: Bassotti Federica, Luciani Silvia, Ruffolo Livia; 3LC: Bianchelli Eleonora, Di Febo Margherita, Matiz Stephanie; 1C: Capuani Virgilio; 1LB: Monticone Andrea.

(Da un papiro ritrovato sotto una mattonella della soffitta dell’Edificio che ospita il nostro Liceo, di comprovata autenticità. Con orgoglio, lo scopritore medesimo, Cesare Lo Magno della IV B, ne propone qui la prima versione italiana.)

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